Ho almeno 6 libri lasciati a tre quarti perché non trovo mai il momento buono, o è troppo tardi e mi addormento o non mi prende la storia o alla fine sticazzi proviamone un’altro, quindici serie tv interrotte in punti diversi perché o i nazisti non vanno bene o è troppo splatter o è una rottura di coglioni o,come nella maggioranza dei casi,come sopra, mi addormento. Ho un blog cominciato nel 2007 sul quale mi riprometto sempre di scrivere ma sul quale poi non scrivo mai, perché il tempo è tiranno, ho perso l’ispirazione, parlo sempre troppo di Alice e perché alla fine i problemi e le soluzioni sono sempre gli stessi. Vorrei avere il tempo di partorire il protagonista del libro che mi farà campare di rendita in una villa sulla spiaggia ma finisco sempre a pensare ai pirati.Vorrei studiare una volta per tutte l’Encyclopedie Medico Chirurgicale per la quale ho pagato 70 € al mese per 3 anni per conoscere un pò gli interventi che si facevano una volta, per ricordarmi una volta per tutte i nomi di lontani chirurghi o di manovre in disuso così da darmi dell’erudito da solo.
Vorrei cominciare,come ogni marzo, la mia sessione di trazioni e flessioni che mi porta a non essere una sottospecie di invertebrato nella settimanella di ferie al mare, ma alla fine chi me lo fa fare?
Vorrei riprendere a disegnare le cazzate che mi divertivano tanto da piccolo, ma su una tela, con la vernice e gli acquerelli,con gli uniposca e il nastro adesivo,per poi nascondere tutto nella mia soffitta e svelarli al mondo in punto di morte,quando tra lo sgomento generale tutti dovrebbero ammettere di trovarsi di fronte ad un novello Basquiat.
Vorrei ricominciare ad ascoltare i dischi come facevo un tempo, con ordine e disciplina, traccia 1 poi 2 poi 3, darmi almeno due tre ascolti di un disco prima di decidere quali tracce tenere e quali skippare e rimuovere per sempre dalla mia memoria.
Vorrei utilizzare questo tempo per imparare da mia moglie come si cucina con l’idea che un giorno potrei sorprenderla davvero con una cenetta ricercata che vada al di là dei miei complessi ovetti all’occhio di bue.
Vorrei riuscire a curare quei maledetti alberi di limone che occupano la terapia intensiva del mio terrazzo, che pur potando concimando e innaffiando non hanno alcuna intenzione di germogliare.
Questo Covid 19 ci ha preso a schiaffi tutti, uno per uno. Ha fermato le rotazioni terrestri, siamo tutti fermi, col fiato sospeso a vedere che succede e cosa accadrà.
Vi scrivo proprio da un’ospedale in cui gli occhi non si illuminano più come un tempo , le mani non si stringono e le risate e i sorrisi,che sono parte integrante dell’assistenza, sono scomparse dietro una scaramantica mascherina.
Non vedo l’ora di tornare a casa nella mia quarantena fittizia, dalla mia famiglia, dove non ho tempo nemmeno di fare le cose che vorrei per me, troppo impegnato a gattonare con mia figlia, a pettinare o affogare,a seconda degli scenari le sue barbie, a cercare di superare insieme questo periodo.Ma allo stesso tempo ho il terrore di portare con me questo dannato virus, mi imparanoio per una tossetta e mi proietto subito nei peggiori scenari apocalittici.
Però pensavo.. affrontiamo tumori, infezioni, traumi, infarti ogni giorno, e torniamo a casa sempre, più o meno feriti, più o meno vincitori.
Siamo gli stessi che non ascoltate mai, chiedete agli amici, ai farmacisti, all’internet e poi forse alla fine andate dal medico, se però ve lo hanno consigliato, se ha un bello studio ed è un sessantenne.. se lavora in centro e magari vi sfila anche 200€ a visita.
Bè quegli stessi che vi dicono, “non prendere l’antibiotico”, “vai in pronto soccorso”, “dovresti fare le analisi”, “c’è da operare”, “dobbiamo fare prima la chemio”, gli stessi che si prendono ogni giorno responsabilità enormi in automatico, senza pensare, ora faranno la stessa cosa di sempre.
Affronteremo anche questo.
Limiteremo i danni.
Ma faremo tutto quello che dobbiamo.
Faremo del nostro meglio.
Voi dovete solo stare a casa e pensare a tutto quello che volevate fare.
Appassionatevi a voi stessi. Vi vedo stendere biancheria compulsivamente, fare lavastoviglie o spazzare per terra.Le stesse cose che facevate prima nel tempo libero che vi rimaneva.
Ma ora avete un tempo libero diverso. Mentale. Vi potete liberare da certi vincoli.
Ma poi alla fine di tutto, anche se spegnete il cervello e accendete la tv, mi sta bene, il coronavirus rende tutti imprigionati nella libertà della propria casa,quindi,fate come cazzo vi pare.
Non è tempo di pensare ad altro se non a proteggere voi e il vostro nucleo familiare.
Vi parlo da chirurgo che non vuole trovarsi a ventilare o intubare la vostra dolce nonnina che fino ad un secondo fa stava benissimo, semplicemente perché non so farlo.
Io taglio, apro,tolgo e richiudo. Fine. Facile. E così deve essere, così deve continuare.
State a casa.
Non fate i Romani, niente romanelle, famo i seri.
E’ estraniante lo so,
non siamo abituati, lo so.
Ve manca mamma e l’amichetta vostra.
Niente trombatine o aperitivi…eh lo so.
Ma finalmente siamo tutti protagonisti. Tutti insieme e tutti con una parte da recitare.
Ognuno faccia il suo. Altrimenti,come si dice al Circolo Canottieri Aniene,è un cazzo e tutt’uno.
E io ho ancora un milione di progetti da finire lasciati meravigliosamente a metà.