Sono a un centinaio di km dal Mikumi National Park,lo so per certo visto che l’ ho chiesto a Mgogo e lui per sua stessa ammissione sa tutto della Tanzania.Faccio domande e affermazioni insulse di continuo..tipo dove siamo?che cos’è quello?perchè hai deciso di farti monaco?cosa vende quel ragazzo? quest autobus è proprio comodo,Emy dorme sempre…faccio conversazione in un modo così lontano da me che ogni tanto riascolto la mia voce nella testa e mi faccio il verso,mi sento uno sconosciuto…cosa vende quel ragazzo?..cosa cazzo vuoi che venda..pannocchie,cipolle,patate,noccioli,ananas,kasava,arance,acqua..le hai viste tutte..sai benissimo ogni risposta alle tue domande eppure,per una strana forma di adattamento ha assunto un valore fondamentale comunicare con la gente del posto.
Ricordo la sensazione orribile che provai quando,fermandomi per un momento a pensare a quanto fosse diversa questa parte di me a Roma.Io non mi fermerei a chiedere nulla a uno sconosciuto al di là di qualcosa di strettamente indispensabile alla mia immediata sopravvivenza.Qui mi chiudo a riccio,rimetto la testa nel mio guscio di tartaruga o squadro gli occhi da orso per delimitare bene i miei spazi.Per un secondo mi chiesi quale delle due persone ero io..poi molto frettolosamente abbandonai il problema e diedi tutta la colpa alla società in cui vivo che tira fuori solo il peggio dalle persone e così, come levando un ciuffo di capelli da davanti agli occhi con un potente soffio,pensai che in Africa non si può che essere così,laggiù ho conosciuto un ottimo me.Uno che non mi stancherei mai di frequentare anche se troppo logorroico per i miei gusti.
Il viaggio era iniziato da almeno 13 ore..davanti ne avevamo almeno altre 2..attraversare tutta la Tanzania in autobus è una piccola impresa,migliaia di km,migliaia di possibili inconvenienti,incidenti,camion ribaltati,animali che se la spassano in mezzo alla strada e sorpassi che ti fermano il cuore,ti fanno credere di essere morto e essere stranamente rinato nello stesso bus,con la stessa puzza,pochi secondi,poi il sorpasso successivo ti fa capire che sfortunatamente non sei morto,sei vivo e ci sarà sempre un altro sorpasso da affrontare e tu come gli altri devi avere fede e sperare che la combinazione data dalla meccanica dubbia del bus e le intenzioni folli dell’autista siano sufficienti a farti arrivare sano e salvo alla fine di questo viaggio.
Bè ci sono solo due modi di affrontare questi viaggi:
1-Parli Swahili.Puoi conversare amabilmente con gli altri passeggeri che non parlano inglese o più comunemente ti puoi inebetire di fronte alla grande proposta della Sunry deluxe.La fiction.La grande idea dei gestori è stata quella di montare due schermi sul tetto del bus e permettere così alla gente di viaggiare senza guardare la strada,le manovre dell’autista psicopatico,i bambini che urlano dopo aver rischiato di essere investiti.La fiction swahili è terrificante,oltre alle risate finte ha in aggiunta delle basi simil midi sparate a volume altissimo,utilizzate per sottolineare i momenti di tensione o le battute. Per cui il ritmo più o meno è questo..
“Amore ho comprato una nuova BMW,ora cela spasseremo” AHHHHAHAHAHAHAHA
“Però amore ho un altro pensiero che mi opprime”Pirupiruuuuuuuu
“Mia madre dice che nostro figlio è maledetto”Pirupiruuuuuu
“Tua madre è una puttana.Mi ha sempre odiato”Pirupiruuuuu
Schiaffone.Pirupiruuuuuuuuuu
“Ti odio” PIrupiruuuuuu
“Lasciala andare,lei non è fertile,vostro figlio è maledetto,c’è un inganno.”Pirupiruuuuu
VI giuro che passare 14 ore così è una sorta di prova di volontà,una selezione,sbarcheranno solo quelli che avranno i nervi abbastanza saldi.
2- Dormi.Emy l’aveva capito appena il bus si era messo in moto.Apriva gli occhi sporadicamente come un cucciolo di talpa.Si preoccupava solo che non fossimo in zona d’arrivo,che non ci fosse possibilità di mangiare o di fumare da lì a qualche minuto e poi ,puntualmente,richiudeva gli occhi.
Improvvisamente tutto era molto diverso.Troppo diverso.Ad esempio mi accorsi subito di non soffocare di caldo,quel caldo appiccicoso era solo un ricordo,adesso era come se fossi riscaldato,quella sensazione che hai in macchina d’inverno,quando il riscaldamento è acceso da un pò e non c’è posto dove vorresti stare al di fuori di quello.Sto bene,comodo,mi sembra di avere un grosso pigiamone addosso e nel gesto di controllare come fossi vestito gli occhi mi si gonfiano di stupore e le sopracciglia se ne risalgono almeno sino alla terza o quarta ruga della fronte:”Sono in pigiama???”
Improvvisamente mi chiedo che cazzo stia succedendo..perchè sono uscito di casa in pigiama,con un pigiama che non è mio e che a guardarlo bene semrba ridicolo oltre che almeno 10 volte la mia misura..sembra un grosso body per neonati,una grossa tutona di simil flanella con tanto di piedi e mani coperti,mi sento un pupazzo ad una parata in qualche parco della Disney,nella mia testa si materializza divertita l’immagine del pigiamone di superpippo con tanto di patta sul sedere e improvvisamente controllo il mio retrotreno e mi rendo conto che ho una grossa patta a serrare le mie natiche pelose..il problema è che c’è anche un grosso cavo attaccato alla patta,una lunghissima coda che vedo dove finisce,sul mio culo,ma non ho idea di dove cominci.La tiro e lei viene via con me come se non fosse realmente attaccata a qualcosa,l’annodo e quel calore di cui parlavo prima improvvisamente scompare,lasciando spazio ad un freddo siderale.
E’ stato proprio quel freddo improvviso e insostenibile a farmi credere di essere nello spazio,attaccato ad un tubo che pompa aria calda e ossigeno.Improvvisamente le mie domande scompaiono.Io non sono io e soprattutto pare che da un pò abbia un nuovo lavoro.
Fluttuo beato nello spazio,alterno nuotate a centinaia di capriole di cui alla fine non sono nemmeno sicuro visto che le stelle sono uguali anche a testa in giù.Sono solo e non c’è rumore alcuno,nè tantomeno musica,ma ricordo chiaramente di averne fatto richiesta al direttore che continua a negarmela perchè,dice:”è controproducente allo spirito del tuo lavoro e nel tuo lavoro lo spirito è tutto”.La mia mano destra porta con sè una grossa pala bianca,anch’essa senza peso,come me e tutto quello che mi accompagna come ad esempio la mia carriola,che tanto assomiglia a due mani giunte che portano in dono uno spicchio di luce.La carriola infatti è piena di rocce,piccole e grandi,irregolari e lavigate,tutte senza peso e tutte pronte a illuminarsi al passaggio della mia mano come tanti diamanti accesi.
Sono un rinvigoritore di cieli,un ‘energizzante della fantasia e un meccanico degli universi.
Di colpo so tutto del mio lavoro.Con un movimento deciso infilo la pala tra quelle che voi da laggiù chiamerete stelle,la riempio fino all’orlo,e scaravento il tutto nello spazio infinito attorno a me.Appena finisce la mia spinta,le stelle si fermano,appese nel nulla,chi più vicina chi più lontana,chi più accesa,chi più assopita..sono tutte sorelle,eppure,sembrano così indipendenti l’una dalle altre.
Mi diverto come un pazzo a riposizionarle alla rinfusa,le sposto,le riavvicino e m’invento combinazioni insulse solo per il divertimento che provo a pensare a voi arrovellati coni vostri telescopi e le vostre carte dei cieli che cercate una spiegazione,un collegamento o una risposta razionale al perchè le cose sono.Nessuno di voi accetterà le stelle per quello che sono tenterete di dargli un senso,un vostro ordine,ad ogni costo.
Il vostro ordine non è il mio,non è quello della natura.Nella natura le cose sono e basta.Comincio a pensare che capire quello che ho davanti sia solo un passo verso la vecchiaia,verso la morte.Il mondo è pieno di spalmatori di rugiada,di raccogli soffioni,di parrucchieri di nuvole,verniciatori di arcobaleni o di accorda grilli.Tutto già c’è,basta solo guardare e cominciare a immaginare.
A questo punto,credo di aver perso fin troppo tempo,faccio una ruota nello spazio,sereno come può essere solo un riparatore di stelle,inforco la mia carriola,mi guardo intorno soddisfatto in questo cielo tornato a brillare e in un attimo sono in un altra galassia.
Le mie orecchie tornano prima di me sul vostro pianeta,giusto in tempo per sentire:”Lui non è tuo figlio,l’ho rubato in ospedale.”Pirurpirrrrruuuuuuuuuuuuu
“UFFA,cAZZO..”
un mix di sogno reale e realtà fantastica!!
un mix perfetto di te!!
mi fai sentire sempre sospesa sul “non esiste ma io lo sento, lo vedo e lo tocco col cuore””…
grazie fratè!!
il dolce ti aspetta sempre;)
kkk, alias tua affezionata lettrice e commentatrice del blog, alias tua sorè