
Io,Dar,una notte lottando con zanzare assetate di me,i tetti infiniti di lamiere rattoppate e la pioggia,nuova e fresca,con il suo ticchettio musicale che mi pare di ascoltare,solo oggi,per davvero
Questa è l’ultima foto che ho scattato prima di lasciare l’Africa.
Sfortunatamente da quando sono tornato sto provando a scrivere tutti i giorni su questo blog..ma non mi sento più in grado..scrivo poche righe e poi rapidamente vengono cancellate senza domandarmi troppo nè perchè le abbia scritte nè perchè le abbia cancellate.
Sono imballato,ingolfato,ho un groviglio dentro che pesa e di cui non riesco a liberarmi.Questo indecifrabile stato d’animo è prevalentemente tristezza e malinconia,di quelle in cui ci si potrebbe cullare per giorni e giorni…ma avverto chiaramente che è accompagnato da un nocciolo centrale diverso,fatto di sole,di risate e di stupore..qualcosa che pulsa,vive e che ogni tanto mi fa sorridere senza motivo.
Ho così tanto da raccontare che vorrei solo vomitare tutte le immagini che rimbalzano,intrappolate,nel mio cervello.Avete presente la sensazione di una sbronza seria,una di quelle che si raggiunge dopo molti cocktails diversi bevuti a stomaco vuoto in un breve tempo..una di quelle sbronze in cui ti ritrovi per caso e da cui non sai come uscirne…tutti i tuoi amici non hanno bevuto come te..quindi non ti seguono,non ti capiscono e tu di conseguenza arranchi nel tuo mondo sbilenco,fragile e chiuso.
Ecco quella sensazione che hai dopo una bella vomitata,quando torni tra i tuoi amici e torni a preoccuparti della tua salute,di come è andata la serata,se ti sei sporcato o di chi guiderà,quella è la condizione in cui sto per tornare..ecco avrei bisogno vomitarvi tutto per tornare su questo pianeta…
Ma si tratta di uno sforzo veramente immenso, non credo di essere in grado di elaborare tutte le emozioni che ho vissuto sulla terra rossa d’Africa…io sono diventato quel mondo,quei colori,quei profumi e quelle persone.Io sono il gin in bustina che gli ubriaconi di Mbeya versano nell’acqua e che comprano nei baracca pub,ricchi di poltrone comode come il ventre di tua madre e con una selezione di hits che passano in un loop ossessivo,mentre grasse commesse nascoste dietro gabbie di metallo che avrebbero dovuto proteggerle dalle rapine..ma che in realtà le danno solo l’aspetto di galline in gabbie da canarini..tentano di finire la nottata e arrivare al giorno dopo.Io sono le aquile che volteggiano indisturbate nei cieli zambesi. Sono il vestito che tutte le bambine indossavano la domenica per andare a messa,così pulito e diverso dagli abiti di tutti i giorni da sembrare un travestimento,ma non lo è,per i bambini è solo una formalità a cui accondiscendono per fare felici i genitori,loro quel vestito lo tratteranno come al solito,si sporcheranno rotolandosi nella polvere,si strattoneranno per guadagnarsi la prima fila nella foto ricordo,lo stropicceranno nel volteggiare beati attaccati alle mie braccia,lo useranno per pulire il mocciolo che copioso più del solito cola incessantemente dal naso,lo sfrutteranno al meglio,tanto lo rimetteranno dopo una settimana e mamma ha tutto il tempo di lavarlo nel fiume.Io sono le loro biciclette senza pedali e senza freni su cui trasportano l’impensabile,su cui viaggiano in 3 serenamente,ma per lo più in 2,lui davanti giovane e audace e lei dietro,seduta di lato,felice e sorridente,come se stesse vivendo la sua personalissima vacanza romana.Io sono quelle coppie,giovani,vecchie,belle,unite e indistruttibili,che si stringono l’un con l’altro nell’affrontare tutto quello che questa terra maledetta,ogni giorno,o gli procura o gli sottrae.Io sono le loro strette di mano danzanti,i loro inchini e le loro parole di rispetto.Io sono bweno.Io sono la marmellata di ananas contagiosamente deliziosa.Io sono il vizio presente in ogni essere umano,dal primo al terzo mondo,siamo uguali,animali in cerca d’amore che lungo la strada possono perdere tempo e distrarsi,chi con i soldi,chi con il potere,chi con il cibo,chi con l’alcol,chi con la droga,chi con la propria immagine riflessa nello specchio o con il suo stesso ego.Io sono i gufi che sorvegliano il bush. Io sono un centrino e l’enorme culo nero di una suora in sovrappeso che ha un nome italianoide sta per schiacciarmi definitivamente.Io sono l’ago della bilancia che segna 28 kg quando quell’uomo di un metro e ottanta centimetri,con gli occhi e la pelle maltrattata dal sole,guarda in basso,attonito,verso di me.Io sono la fame a cui nessuno sfugge al di fuori del monastero.Io sono le mani dolci delle bambine danzatrici che ricamano nel cielo le parole di Dio.Io sono i cori gospel a cui di nascosto davo tutta la mia attenzione in alcuni pomeriggi lunghi e noiosi.Io sono la blackmamba valley,sono il morso di un serpente che uccide in pochi minuti e il terrore di vedere un cobra verde passeggiare a un metro da te in cerca di te.Io sono le labbra perfette di quelle donne,nate per baciare,sorridere e far l’amore.Sono il sole,unica sicurezza di tutti i sud del mondo.Io sono l’assenza di tempo.Io sono disponibile,sono pronto,sono ok,ci sto per qualsiasi cosa di cui hai bisogno.Io sono la dannata esigenza di sapere che Dio non mi ha punito,ma con questa vita mi ha benedetto.
Ho scritto tutti e 36 giorni in un piccolo diario,forse un giorno lo trascriverò,forse no,forse in parte,boh…
Ho deciso che voglio ricominciare con questo blog.
Ho deciso che mi è mancato.
Ma come ho tentato di spiegare le idee sono molto confuse,alcune passano altre no,mi sento un povero imbecille che tenta di decifrare un geroglifico.
Credo di aver bisogno di scrivere per realizzare cosa mi stia succedendo.Come dice il titolo c’è una riunione segreta nel mio cervello.So che nel frattempo mi sto perdendo altre cose e forse mi state sfuggendo anche voi,ma l’Africa pretende,riempie,stravolge e abbandona.
Io sono tutta l’Africa che mi è passata negli occhi e per questo,ma soprattuto al di là di questo,sono fortunato.Sono la fortuna fatta uomo e realizzare di non essere riuscito ad apprezzare nel modo giusto 26 anni perfetti fatti di una serie infinita di successi e regali che la vita mi ha riservato mi fa sentire l’ultimo coglione.